di Filippo D’Arpa e Ernestomaria Ponte
con Ernestomaria Ponte
regia di Ernesto Maria Ponte
Come ironizzare sulla vita, sull’esistenza, sull’essere e sul valore che ognuno di noi può dare a tutto questo? Basterebbe mettere al confronto la semplicità di due umili pescatori, poveri di pensiero e di dialettica (ma desiderosi di ottenere quello che serve loro a vivere) e una giovane donna che pensa oltre misura al significato delle cose, costringendola a fare scelte assolute e inquietanti. Il contrasto di questi opposti, se pur trattando tematiche di “alta filosofia”, serve a mettere in funzione un meccanismo di comicità basato sul linguaggio e sulla parola, e meno sull’azione-situazione. L’eccedere grottescamente sul paradosso esistenziale, costituito da due estremi punti di vista, aiuta ancora di più a esaltare la risata sul dialogo. Ed è cosi che i tre personaggi, dopo ottanta minuti di conversazione, dove l’uno ha preso coscienza delle teorie esistenziali dell’altro, danno vita ad un epilogo che li costringe a reagire a ciò che hanno appreso, in linea diametralmente opposta alle loro teorie iniziali.