di Sergio Vespertino
musiche Pierpaolo Petta (fisarmonica)
con Sergio Vespertino e Pierpaolo Petta
regia Sergio Vespertino
La figura del padre di famiglia è una cosa seria, serissima. Talmente seria che mette pure tristezza. Sembrerebbe che “c’è da stare allegri” solo per gli scapoli, dall’aspetto sempre allegro e scanzonato. Loro sì, hanno gli occhi riposati, e non le borse sotto gli occhi per notti insonni di un poppante vegliante. Alle parole: “papà”, “mamma”, “famiglia”, vengono sempre abbinati aggettivi: “crisi”, “problema”, “dramma”. E i genitori si chiedono: “Dove stiamo sbagliando?” Dove? Ma è chiaro, non trovate il coraggio di ridere di voi stessi. Sembra quasi che gli sposi ridano una sola volta nella vita: nelle foto del matrimonio. Quando nascono i figli, poi, la risata è già bella e finita da un pezzo. Eugène Ionesco diceva: Dove non c’è umorismo, c’è campo di concentramento”. E, infatti, ridere fa bene, benissimo. A noi e a chi ci vede ridere. Ridere della figura di papà, di quella che ci si è scelti, in cui si vive e si cerca di conoscere al meglio. Così Sergio Vespertino con questo spettacolo scopre il lato comico, buffo e grottesco della vita in famiglia di un papà : “In questo spettacolo noi uomini – dice Sergio – possiamo guardarci e farci autocritica, scoprire che ci fa bene, e ci allunga la vita. A me, a voi e a tutte quelle famiglie che si credono… scoppiate!”